Carlo è un operaio della ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni. Quando la direzione della fabbrica decide di trasferire l’intera produzione in un’altra città, protesta per tentare di impedire il trasferimento o il licenziamento. Tra amore, scioperi e cassa integrazione, la sua vita scorre fino al 6 dicembre 2007, quando scampa al rogo che brucia vivi 7 suoi compagni di linea.

Carlo ha 30 anni, vive e lavora a Torino, dove si è trasferito dal Sud Italia. Nell’aprile del 2007 la dirigenza tedesca della ThyssenKrupp decide di smantellare lo stabilimento di Torino e l’11 giugno Carlo riceve la lettera che annuncia la cassa integrazione immediata. A nulla valgono le marce di protesta organizzate con i suoi colleghi, l’incontro con il sindaco e i rappresentanti sindacali per impedire che la fabbrica sia chiusa. Il 4 luglio, mentre la città di Torino è in festa, Carlo invita la sua amica Melita a cena. Durante l’incontro Carlo annuncia a Melita di dover tornare in Calabria, dalla sua famiglia, per riuscire a sopravvivere. Alla sensazione di essere stato usato dai suoi datori di lavoro, si aggiunge la tristezza della rinuncia ad una relazione importante. Inaspettatamente, però, l’azienda rimanda lo smantellamento degli impianti a fine anno richiamando Carlo a lavorare in linea. Per non perdere il diritto alla liquidazione, gli operai fanno turni massacranti e in condizioni di sicurezza precarie, dato che la manutenzione alle macchine è stata sospesa già dalla primavera. Cronaca di una morte annunciata: la notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, alla ThyssenKrupp torinese scoppia l’inferno. Nella linea 5 le fiamme travolgono i sette operai di turno, bruciandoli vivi. Carlo quel giorno aveva fatto il turno pomeridiano. Una telefonata all’alba lo avverte del disastro. Adesso, gli operai della Thyssen, che prima nessuno ascoltava, vengono sbattuti sulle prime pagine dei giornali e in tv. Lo stabilimento di Torino chiude definitivamente e Carlo, di nuovo senza soldi, torna in Calabria. Il viaggio di ritorno alla terra d’origine si trasforma in una ricerca d’identità e del proprio posto nel mondo. La Calabria, negli incontri e nella natura, si fa terra mitica in cui un uomo fatto a pezzi dalla rabbia, dal dolore e dall’infernale circolo mediatico tenta di ritrovare se stesso.

 

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regia: Monica Repetto, Pietro Balla

genere: film documentario

durata: 73’

Italia, 2008

con: Carlo Marrapodi, Melita Giambrone, Rocco Carniccio, Cekoski Carniccio, Mario Marrapodi, Salvatore Interdonato, Callisto Fiorenza, Massimiliano Tassone.

produzione: deriva film e esperia film, babydoc film

con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e della Regione Piemonte

broadcaster: Rai

“Un film forte e importante”

—Cristina Piccino, il manifesto

“Splendido documentario. La storia di una persona perbene che non trova posto in questa Italia”

—Francesco Alò, Il Messaggero

“Insieme a La rabbia di Pasolini, il miglior film italiano visto a Venezia quest’anno”

—Luca Barnabé, Duellanti

festival / premi

  • 65. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
  • Miglior Film Mediterraneo Film Festival 2008
  • Salina Docfest 2008
  • CinemAmbiente Film Festival 2008
  • Cinema e/& lavoro – Festival cinematografico dell’Umbria
  • FONDI FILM FESTIVAL 2008